Seven Silver Scales

SSS 01/12/2013

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  1. Tathlena
     
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    Mother of Dragons

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    Racconto di Nightmare:

    Buio.
    Rumore di Passi sul legno, cigolii metallici e di oggetti pesanti che vengono sistemati sul pavimento.
    Silenzio.
    Lo stridio della sedia girevole e il suono sordo di un corpo che si lascia cadere su di essa.
    Un piccolo trattino verde lampeggia sul monitor e delle lettere compaiono sulla parte più alta, scritte quasi tutte in maiuscolo "Raven say: CIAO IRVIN!".
    La poca luce dello schermo illumina la stanza quanto basta per notare quanto sia spoglia, arredata con pochi ed essenziali mobili.
    Un ragazzo sui vent'anni è adagiato sull'unica sedia della stanza. I capelli neri e corti, lasciati crescere un po' di più e arruffati a ciuffi, ricadevano in parte sul suo viso asciutto e pallido a causa della poca luce solare, che di rado riusciva a filtrare sotto La Nube. Il corpo snello, spalle strette, con pochi muscoli in rilievo sotto la tuta aderente nera e viola, rinforzata in Cortex; frutto di una "gita in incognito" alla fabbrica della ChipSet.
    Delle Lenti a Visione Notturna, anch'esse un ottimo souvernir delle sue "gite", coprivano le sue iridi grigie, rendendole di un verde quasi fluorescente nella penombra della stanza; consentendogli di vedere discretamente anche in quel buio quasi completo.
    Senza comporsi sulla sedia allungò una mano verso lo schermo e ci toccò sopra. Un piccolo proiettore dipinse con la luce una tastiera ed il ragazzo iniziò a scrivere, digitando svogliatamente.
    "Irvin say: Che c'è Raven? Sono stanco e appena tornato dal solito giro ai generatori della Cittadella... Sai che senza quella energia non possiamo andare avanti..."
    Dalla linietta lampeggiante poco dopo arrivò la risposta.
    "Raven say: Lo so, lo so... Solo che volevo farti gli auguri, Secchione!"
    In quel momento Irvin si sistemò sulla sedia, rimettendo a posto la tastiera, portando le mani tra i capelli e appoggiando i gomiti sulla scrivania. Era passato un altro anno...
    Dal giorno in cui i Microchip sotto pelle degli adulti avevano cominciato a fare impazzire i loro proprietari, non si era fermato un solo giorno. Non c'erano stati più nè feste nè compleanni per lui, costretto a scappare insieme a tutti quelli con un po' di buon senso, ai quali non erano ancora stati installati i Microchip; che per legge non venivano impiantati prima dei 16 anni.
    Sullo schermo comparve un'altra riga.
    "Raven say: Ehi, ci sei ancora? Non dirmi che ti sei addormentato un'altra volta sulla tastiera!"
    Il ragazzo si riscosse dai suoi pensieri, forse durati più a lungo di quanto avesse immaginato.
    "Irvin say: No, sono ancora sveglio... Grazie... Non me l'aspettavo che te ne ricordassi dopo tutti questi anni... Vuoi che venga lì?"
    Sgranchiti un po' i muscoli si girò verso la sua creazione che si era tolto di dosso in parte, appena tornato. Negli anni, con gli scarti e rottami buttati dalla ChipSet, si era costruito un esoscheletro, potenziandolo man mano che riusciva a recuperare i pezzi necessari. Grazie ad esso poteva muoversi molto più rapidamente e saltare molto più in alto di quanto non avrebbe mai potuto fare.
    Con molta pazienza avava riparato e adattato di tutto allo scopo, creandosi anche delle armi per la difesa personale.
    Fin da quando era piccolo, stava sempre a smontare e rimontare gli elettrodomestici e le macchine da lavoro che erano a casa sua. Gli veniva naturale quell'affinità che sentiva verso la meccanica e l'elettronica.
    "Raven say: Ma non eri stanco? Comunque nella stanza di là dormono tutti, solo io ho aspettato che ti connettessi... Piuttosto, come va l'impianto spinale? Sono passate solo tre settimane da quando hai deciso di farlo..."
    Il ragazzo si alzò dalla sedia, andando verso lo specchio oltre l'armadio. Spostò appena i capelli che gli arrivavano a coprire la prima parte del collo e si girò per guardarsi la schiena. Lungo tutto il dorso, dal collo al fondoschiena, una colonna vertebrale metallica, con dei led luminosi in ogni sezione, si andava a connettere direttamente con le terminazioni nervose di quella di Irvin. Dopo una rapida occhiata tornò a sedere.
    "Irvin say: Sembra andare alla grande. Il controllo sull'esoscheletro è migliorato nettamente. Ad ogni modo sai bene che prima o poi avrei dovuto farlo... E non avrei chiesto a nessun altro se non a te di fare una cosa del genere..."
    "Raven say: Senza i tuoi schemi dettagliati avrei fatto ben poco... Ma... Hai avuto fegato a fare una cosa del genere da sveglio..."
    Gli venne un leggero senso di nausea al ricordo di quel dolore, ma era l'unico modo per controllare che i nervi fossero connessi al posto giusto.
    "Irvin say: Possiamo parlare d'altro? Ad esempio, vi serve qualcosa?"
    La conversazione proseguì per una mezz'ora abbondante, dopodiché si salutarono per la notte.
    Steso sul letto Irvin si ritrovò a pensare ai Cyborg controllati dalla ChipSet, persone che, con degli innesti di vario genere, erano state trasformate in fredde macchine fino a perdere la loro umanità. Ora seguivano ciecamente gli ordini di Cerbero, il grande Computer Quantico che comandava e comanda ancora sulla Cittadella e sul resto del paese.
    - Forse anch'io sto diventando come loro.. - Pensò, sussurrandolo appena. - No... Io non sarò mai come loro.. - concluse rigirandosi nel suo giaciglio - Anche se... Prima o poi... Sarò costretto a dover uccidere...-


    Mi è piaciuto molto, anche io avevo iniziato una storia di fantascienza pur essendo poco affine a questo genere. avevo in mente una bella idea e volevo variare dal fantasy ma ora sono ferma da un po'.
     
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14 replies since 1/12/2013, 23:47   172 views
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