Horror Dragon Story

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    Mother of Dragons

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    Molto bene gente!!!
    Per restare in tema di case stregate e ossa di drago vi propongo una nuova sfida:

    Horror Dragon Story



    In cosa consiste?

    Raccontate la storia più paurosa che sapete inventare.
    La storia deve fare Paura, inoltre la parola "drago" deve essere presente ben tre volte in tutto il brano.
    Non è una sfida così semplice, a voi la parola!

    Regole

    1. La storia va postata entro la fine di Novembre.

    2. Verrà valutata nel giro di una settimana.

    3. Bisogna inserire il bannerino in firma per partecipare.


    Premio

    Sorpresa


    CODICE
    [URL=http://dragoncave.forumcommunity.net/][IMG]http://i41.tinypic.com/24fckll.png[/IMG][/URL]



    Partecipanti:



    Elynia Vardamir
    Halloween, la festa dei morti, di coloro che dalla terra risorgono per camminare e mischiarsi ai comuni mortali. Eppure il timore e la paura non corrono negli animi delle nuove ere. I bambini si divertono con le loro maschere paurose di scheletri e mostri, le bimbe travestendosi da dolci fate colorate, una festa che di terrificante non ha niente. O almeno è quello che si crede. Joshua aveva dodici anni e come ogni halloween osservava dalla proprio finestra i bambini con i loro genitori e gli amichetti che correvano e ridevano di porta in porta chiedendo dolcetto o scherzetto. Lui invece rimaneva sempre da solo in quella grande casa con le vecchia zia Agatha. Nessun bambino si avvicinava mai alla loro casa a chiedere dolcetto o scherzetto. Ma come poteva biasimarli? Pure lui quando era bambino e ancora si permetteva il lusso di credere alle favole non voleva mai andare a casa della zia..quel luogo era in un certo qual modo inquietante e metteva non poca ansia in chiunque ci si avvicinasse. Era fatta in legno e pietra che il tempo aveva ormai mangiato..il vivo colore delle pareti si era spento in un cupo marrone..le assi del pavimento scricchiolavano inquietanti ad ogni passo..le finestre come occhi rabbiosi puntavano sul piccolo prato di alte erbacce che precedeva la casa..forse un tempo quel luogo era stato pieno di vita rigoglioso e carico di felicità..ma ora non più..”joshua!!” la voce gracchiante della zia ruppe il filo di pensieri che correva nella testa del bambino che subito si allontanò dalla finestra lasciando ondeggiare il tessuto della tenda “arrivo zia” la voce fremeva..non gli piacva fare arrabbiare la zia..c’era in lei qualcosa di strano..di cattivo..La mamma gli aveva sempre detto che era meglio lasciarla tranquilla, che alla morte del marito aveva perso qualche rotella. Eppure gli assistenti sociali l’avevano portato da lei. Erano ormai due anni che ci viveva insieme. Ed eccolo che ora correva a piedi scalzi per il lungo corridoio del piano superiore, perché senza scarpe? Alla zia non piaceva lo scricchiolio causato dai suoi passi e il ticchettio delle scarpe..eccolo ora arrivare alla rampa delle scale e fermarsi..li vicino contro la parete torreggiava un vecchio comodino in legno scuro con un enorme specchio..gli era sempre piaciuto per quel disegno che circondava la superfice riflettente. Un grosso drago con le ali chiuse che dormiva “come ti invidio” sussurro il giovane distogliendo lo sguardo per guardare il proprio riflesso nello specchio. Corti capelli neri, un viso scarno leggermente allungato, due occhi verdi..un nasino leggermente all’insù ed una spruzzata di lentiggini attorno alle guance..indosso una camicia troppo grande che rendeva ancora più minuto il corpo già esile. Gambe lunghe in un paio di pantaloni di tela da ginnastica troppo lunghi che gli nascondono i piedi..”faccio pena” mormorò tra se il ragazzo “JOSHUA!!! Dove sei!!” la voce alterata della zia..così simile al ringhiare di un predatore…come quel leone che tanti anni prima aveva visto allo zoo “cavolo” ed eccolo voltarsi verso le scale. Un passo e si ferma…qualcosa si è mosso alle sue spalle, gli occhi spalancati mentre si volta con i pugni scuri verso la specchiera..il suo volto impaurito ma..niente..non c’è nulla di strano..uno zampettare veloce rivela come un topolino fugga nella sua tana..una risata nervosa gli sfugge dalle labbra “ e io che pensavo ti fossi mosso” verso la dormiente figura lavorata nel legno..ed eccolo ora avviarsi con passi rapidi giù per la scala..ignaro che alle sue spalle due occhi rettilini..gli occhi del piccolo drago fossero aperti e lo osservavano.
    Corse giù inciampando nell’ultimo gradino per colpa dei lunghi pantaloni..una sottile imprecazione sfuggì dalle sue labbra mentre tirava i pantaloni nel tentativo di accorciarli..vecchi quadri intanto lo circondavano ricoperti di polvere..corse ancora per un piccolo tratto prima di raggiungere la grande sala..”eccomi zia” il tono trafelato e affaticato mentre lo sguardo vagava rapidamente nel luogo..se lo immaginava addobbato a festa..con tante candele accese, gente che brindava e invece era un immenso salone morto..un tavolo con impilati mucchi di libri, vecchi giornali e cianfrusaglie varie stava sul lato destro della stanza insieme a vecchie sedie la cui imbottitura fuoriusciva da lunghi tagli. Più in la un grosso camino spento, pieno di cenere, su di esso la grossa testa impagliata di un cervo, le corna dell’animale adornate da intricate tele di ragno, un grosso strano tappeto allargato sul pavimento..il tessuto non lo aveva mai capito..formato da piccole e numerose scaglie come quello dei serpenti..ma troppo grande per essere di un animale del genere..ogni volta che per sboglio lo toccava la zia gli tirava sempre uno schiaffone e gli urlava contro improperi in russo..o quello che lui credeva tale. Attorno a questo un lungo divano in tessuto, che probabilmente dai residui di colore era stato rosso e più in la due poltrone nello stesso stile, ormai tutti di un bordò maltrattato, con numerose macchie scure che la zia diceva causate dal vino. In ultimo insieme al raffinato lampadario a otto braccia contro una parete sostava un altro orologio a pendolo che contava ritmicamente il tempo che passava lento..sospirò il giovane avvicinandosi ad una delle poltrone dove una lunga mano ossuta e tremante batteva nervosa il tempo..in passo ancora avvicinandosi al tappeto “fermo li” la voce decisa della donna mentre lui abbassava lo sguardo..per un soffio o avrebbe toccato con i piedi quell’orrendo tappeto..inghiottì “che cosa ti serve zia?” verso la figura della donna che ora si alzava dalla poltrona..indossava un vestito sgualcito e rovinato a pois bianchi..la pelle era cadente, come rinsecchita attorno al volto ossuto..i lunghi capelli grigi cadevano arruffati lungo la schiena privi qua e la di alcune ciocche..era invecchiata così tanto, se la ricordava da bambino, con il viso pieno, le guance rosee con i pomi arrossati dal freddo un sorriso bonario sulle labbra..i lunghi e ben tenuti capelli biondi, sembrava un angelo o così l’aveva vista nei primi anni poi dopo la morte del marito e la presunta pazie are cambiata..diventata isterica, cattiva..aveva trascurato la casa e se stessa..divenento quella specie di mummia vivente che aveva davanti..gli si accapponò la pelle..non gli piaceva più la zia..gli metteva inquietudine “ vai a preparare la cena..e vattene in camera tua! E non ci uscire fino a domani!” ogni anno la stessa storia..preparare la zuppa di zucca, preparare il tavolo alla zia..rubare un pezzo di pane e salire in camera per venirvi chiuso dentro..ma quest’anno sarebbe stato diverso..” va bene” senza dire nient’altro girando su se stesso per andare nella grossa cucina..almeno quella parte della casa era pulita..e chi mai avrebbe detto che un ragazzino di appena dodici anni e per giunta maschio sapesse già cucinare come un adulto. Tirò su le maniche della vecchia camicia e si mise all’opera…prese la zucca..la pulì per bene…tolse i semi e la parte esterna..la tagliò a cubetti e la buttò nella pentola mangiucchiando a sbaffo un po’ della stessa insieme a del vecchio pane e un bicchiere di latte. Doveva accontentarsi..sistemò a modo il tavolo, una bella tovaglia bianca, un candelabro con le candele accese,alla zia non piaceva la luce artificiale, posate in argento, un bicchiere di vetro..vino e un piatto in porcellana..era tutto a posto e come previsto la zia era già sulla porta che lo fissava con quei suoi occhi azzurri scavati nel volto..non disse nulla mentre spostava la sedia e si accomodava..lui doveva fare tutto ovviamente..prese il piatto della zia, si avvicinò alla pentola e con un mestolo vi versò la zuppa…niente di strano..tutto normale mentre ci sistemava sopra qualche crostino di pane e lo portava alal zia “…posso” un sussurro appena udibile “ vattene in camera tua” no..avrebbe passato hallooween di nuovo da solo..sospirò e con passo poco convinto riprese a salire le scale verso la sua camera…la specchiera sempre ferma li al suo posto a controllare come un guardiano le scale, questa volta non guardò il drago lavorato, perso nei suoi pensieri mentre si avvicinava alla prima porta e ci entrava…quella era la sua stanza. Un letto singolo con delle pesanti coperte, le pareti pieni di poster di cantanti rock una pila di vecchi libri un blocco di appunti e un piccolo portatile che teneva ben nascosto alla zia..se lo avesse trovato..chissà che reazione poteva avere..lo prese sedendosi sul letto e lo accese..niente..nessuna e-mail..la linea che come al solito ballava..rubata da una casa vicina..accesso negato a face book, e alla maggior parte dei siti..era praticamente tagliato fuori dal mondo” cosa lo guardo a fare” mormorò mentre giocava a solitario per l’ennesima volta, aveva ormai battuto il proprio record un centinaio di volte..solo guardando le carte che uscivano sapeva già se la partita sarebbe finita o meno e come impostare ogni carta..in sostanza una noia mortale..sbuffò tenendo il pc sullo stomaco mentre si buttava indietro lungo disteso sul letto. Lo sguardo rivolto al soffitto prima di guardare verso il comodino, li un'unica foto solitaria..lui, sua madre, suo padre e la figura ridente di una bambina…un omicidio irrisolto avevano detto i poliziotti..da cui erano scampati soltanto lui e la zia…ricordava la loro bella casa in campagna..vicino a quell’immenso prato perfetto per giocare a calcio..eppure una notte tutto finì..eppure non riusciva ancora a ricordarsi come..alcuni dicevano che un orso era entrato in casa..e agitato aveva sterminato la famiglia..altri che era una banda di pazzi assassini..ma lui non lo sapeva…non ricordava nientaltro che quei volti un tempo sorridenti riversi a terra nel sangue. Suo padre riverso sulla schiena..sua madre pancia a terra…e poi la sua sorellina..la sua adorata sorellina uccisa nel proprio lettino..chiuse gli occhi e inghiottì posando la foto..chiuse il portatile e si infilò ancora vestito sotto le coperte…meglio dimenticare e dormire..

    ….
    “corri joshua..scappa…devi scappare”


    “svegliati…ti devi svegliare!”
    ….
    ….
    Freddo, sulla pelle, brividi che correvano sul corpo…il buio più totale…si mosse irrequieto nel letto…

    “scappa! Ti uciderà!”
    E fu allora che l’incubo terminò…quella voce spaurita che si infrangeva nell’istante in cui riapriva gli occhi con il fiatone…sudore freddo che scivolava lungo la fronte, il cuore con un uccellino in gabbia che batteva impazzito..si guardò attorno…silenzio…la sua stanza..il suo letto..i propri poster…tutto normale..anzi..quasi tutto..la foto dei suoi genitori a terra, il vetro e la cornice rovinati…doveva averla probabilmente colpita nel sonno. Una mano tremante che passa tra i capelli..profondi respiri per calmarsi e..uno scricchiolio..improvviso fuori dalla porta..il cuore che riprende a battere veloce mentre una luce tenue filtra da sotto la porta..prima di tornare ad allontanarsi..”ccalma calma era soltanto un incubo” cercando di rilassarsi un po’ con scarso succcesso
    -fuggi!-
    Una vocina nella sua testa..terrore di nuovo negli occhi mentre si guardava attorno..tutto era normale..che stesse impazzendo? O forse era uno stupido scherzo della zia? non lo sapeva..eppure scese dal letto. In punta di piedi si avvicinò alla porta e sfilò da una catenella al collo una chiave…ecco la sua arma segreta..questa volta non lo avrebbe rinchiuso in camera come gli altri anni..inserì la chiave nella toppa, si morse la lingua e girò piano, con cautela per fare il minor rumore possibile –clak- si..la porta era aperta…rimase fermo ad ascoltare per assicurarsi che tutto fosse normale prima di socchiuderla piano e spiare nel buoio..al piano di sotto il pendolo suonò..mezzanotte..”l’ora delle streghe” rise tra se il ragazzo per quella sciocca battuta mentre cauto in punta di piedi si avventurava per il corridoio..la luna scivolava dentro la casa da una delle vecchie finestre illuminando la polvere che ad ogni passo del giovane si alzava. Il raggio finiva in un punto preciso..a baciare quella specchiera che tanto piaceva al ragazzo..ma c’era qualcosa di diverso in essa..il drago che prima dormiva attorno allo specchio ora si trovava in una diversa posizione..era sveglio..le ali in legno aperta..le zampe sul vetro rigato, come se la creatura fosse scivolata sulla liscia superfice e avesse cercato di aggrapparsi..il piccolo puso aperto, contorto in un grido tremendo..” cosa..” sussurrò avvicinandosi alla specchiera, le dita allungate sfiorarono il drago..
    “SCAPPA!” l’urlo improvviso, un volto dall’altra parte della specchio ricoperto di sangue, le mani della donna contro la superfice che scivolavano lente, lo sguardo pieno di terrore ed il drago come d’incanto che prese vita volgendo il muso verso di lui e mordere la mano di Joshua “AHH!!” un urlo sfuggì dalle labbra, si allontanò rapido dallo scapecchio e da quella ragazza che dai pugni serrati e con lacrime di sangue scarlatto batteva contro la superfice dello speccio, ora divenuto come vetro “scappa devi fuggire fuggi!” urlava ma lo shock era troppo la paura tante mentre un piede di joshua finiva in fallo, mancò lo scalino e in un attimo il mondo si confuse, il soffitto divenne pavimento e il pavimento cielo, gli spigoli della scala che si piantavano nel pianci la testa che batteva fino a che tutto tornò fermo…solo le continue grida della donna nell specchio rivelò al giovane che non era affatto così..si tirò su a fatica con le braccia mentre un rivolo di sangue gli scivolava dalla nuca fino a terra..volse lo sguardo lassù sulla scala e la vide..sua zia..no quella cosa non aveva niente a che fare con la Zia che aveva conosciuto..aveva le braccia allargate..le mani ossute artigliate, i lunghi capelli attorno al viso..la bocca aperta a rivelare una fila di aguzzi denti e un rivolo di saliva a scivolare giù per il mento..gli occhi vacui completamente bianchi..urlò di nuovo il bambino correndo verso la porta di casa..cercò di aprirla senza riuscirci..
    “joooshuuuaa…”
    La voce gracchiante della donna che pronunciava il suo nome gli mise i brividi
    “come sssiamo buoni joooshua”
    -scappa!!-
    L’ennesima incitazione prima che una mano, quella della creatura si infrangesse contro la specchiera..il vetro che cadde in frantumi a terra mentre dalle schegge ne usciva sangue..
    “sal…vati”
    Le ultime parole provenienti da quella donna che l’aveva messo in guardia…mentre il suo riflesso a terra svaniva nel sangue..l’odore ferrato si mischiava ora a quello putrido della donna…era tutto così surreale..così impossibile..questo gli diceva la mente del ragazzo eppure il suo corpo reagiva alla situazione, corse lontano dalla porta d’ingresso ormai chiusa e si lanciò verso la sala…la strega fu però lesta, un balzo..e atterrò al fondo delle scale, un istante e fu alla sala..Joshua spinse i libri impilati contro la strega che con un gesto della mano artigliata evitò di farsi colpire..cosa poteva fare? Dove poteva scappare? Domande su domande che si affollavano nella sua mente rapidamente, girando attorno al grosso tavolo seguito dalla strega. La porta sul retro! Quella della cucina..non veniva mai chiusa..la zia la lasciava sempre aperta! Era la sua unica via di fuga ne era cosciente, e senza perdere tempo si getto di corsa per la casa..la testa che pulsava…la creatura alle proprie spalle che gli si lanciava contro…gli artigli che affondavano nella schiena e ne spillavano strisce rosse di sangue…quanta altra gente era finita tra le mani di quella creatura? Per quanto tempo sua zia non esisteva più? Non lo sapeva mentre la figura del drago di legno sulla specchiera spalancava le ali e gli soffiava contro dall’alto delle scale..lui teneva il conto delle vittime se ne rese conto..era lui a sceglierle quel piccolo esserino di legno..ma la paura era troppa per risalire le scale e ucciderlo…era troppo forte..e corse..corse con tutto il fiato in gola fino alla cucina..buttò a terra delle pentole, piatti, ciò che riusciva a raggiungere in modo da rallentare il mostro ma..era troppo veloce..ogni tentativo era vano…eppure la raggiunse..la porta davanti a lui..la mano tremante e sporca di sangue che si chiudeva sul pomo “apriti ti prego ti prego apriti” la voce terrorizzata che fuggiva dalle tremanti labbra del ragazzo, un istante ancora e la porta di aprì..spalancandosi sul giardino esterno, l’aria fresca sulla pelle “ ce lo fatta!” esultante mentre si lanciava fuori dalla casa….
    ….
    Una mano artigliata sulla spalla, un urlo di dolore e terrore. Lo sbattere di una porta nella notte mentre sangue scivolava sotto di essa fino a tingere con il proprio colore l’erba del pratota, della salvezza.

    Non si sa nulla di quel bambino nella grande casa all’angolo della sant street..nessuo a più sentito parlare di lui, alcuni dicono che la, dalla finestra da cui guardava il mondo si veda ora una giovane donna dai lunghi capelli biondi e un dolce sorriso sulle labbra che accarezza dolcemente un gatto dagli strani occhi gialli….


    .:(Hinata-Hyuga):.

    La rovinata e consunta linea bianca della strada scorreva veloce, sempre uguale e monotona sotto gli occhi annoiati di Giulia.
    Erano diverse ore che era in macchina, il trasloco sembrava non più finire, così come il litigio con sua madre.
    La ragazza non voleva a 12 anni abbandonare tutte le sue conoscenze, tutto il suo mondo e i suoi amici, solo per un'offerta di lavoro e aveva scatenato un aspro conflitto con i genitori per non partire, ma ovviamente non sembrava aver avuto voce in capitolo.
    Sua madre si era così arrabbiata per le sue lamentele che da giorni non le rivolgeva la parola, trattandola come una bambina.
    Giulia mandò giù un'altra lacrima di rabbia e continuò a fissare corrucciata la strada scorrere sotto le ruote della macchina, portandola ogni secondo più lontana dalla sua migliore amica, dalla stradina dov'era cresciuta e pure dal ragazzo che aveva baciato appena una settimana prima. Per lei questo viaggio era tutta un'immensa cazzata. Non sarebbe potuta rimanere da sua nonna?
    Era ancora assorta in questi pensieri scontrosi quando la macchina si fermò per una sosta. D'inverno la sera scendeva presto e fuori era già buio da un'ora.
    -Non scendere dalla macchina Giulia, scendiamo a prendere un caffè all'autogrill. Vuoi qualcosa?
    -Sì, tornare indietro.
    -Lascia perdere, a quanto pare è ancora convinta di contare solo lei in questa famiglia!- sbottò la moglie incazzata. Scendendo la donna sbattè la porta con tale violenza che il marito la riprese a voce alta.
    I due iniziarono a litigare con veemenza sotto la fioca luce di un lampione.

    La stazione di servizio era deserta a parte la loro macchina e qualche striminzito lume. Alcuni erano rotti e mandavano una luce più bianca o più gialla, rendendo la stradina ancora più squallida di quanto non fosse.
    Giulia osservò stanca i genitori litigare. Erano giorni che si urlavano dietro, persino in macchina, con lei che cercava di ignorare tutto e tutti avevano litigato ininterrottamente e davvero la ragazza era contenta che fosse già sera, tra non molto si sarebbero fermati in un albergo per la notte.
    Anche se chiudeva gli occhi la luce fastidiosa fuori dalla strada le impediva di dormire. Infastidita tornò a guardare la strada, i suoi genitori stavano per entrare nel piccolo e sporco bar. All'improvviso vedendo le chiavi nella toppa della macchina le venne un'idea geniale: sua madre e suo padre non l'ascoltavano? Benissimo, non li avrebbe ascoltati nemmeno lei.
    Afferrò con la rabbia e risentimento le chiavi e si chiuse dentro in macchina, con il chiaro intento di non aprire quando i suoi genitori sarebbero tornati, se non dopo delle chiare scuse da parte loro.

    Ma aveva appena girato le chiavi nella toppa quando tutti i lampioni della stradina si spensero con un sottile ronzio.
    La strada piombò nell'oscurità più totale, anche dal bar non veniva alcuna luce.
    Giulia ansimò forte, trattenendo un sussulto di sorpresa e si rifugiò dietro al sedile del guidatore, cercando conforto nella pallida luce della luna, unico bagliore rimasto, che splendeva oltre il finestrino.
    -mamma...? sussurrò spaventata -papà?...
    Gli occhi spalancati nel buio erano terrorizzati, le mani stringevano tremanti la giacca: non sarebbe più stata arrabbiata, ma se era uno scherzo doveva finire!
    Una sagoma scura attraversò fulminea il disco lunare. Aveva delle sembianze mostruose, simili a quelle di un drago ma più affilate e dalle sue appendici pendevano lunghi strascichi luccicanti.
    Un respiro pesante, profondo, proveniva da quella sagoma. Lentamente, sotto gli occhi inorriditi della ragazza, la creatura rimpicciolì fino a prendere dimensioni umane, ma non lo era: alto due metri, di un nero cupo e coperto di spine e di qualcosa che luccicava al bagliore della luna. La bestia tirò indietro la testa e ruggì con un suono spaventoso, che le gelò il sangue nelle vene con i suoi toni striduli e graffianti, che gelavano il cuore come una lama di ghiaccio.
    Giulia si coprì la bocca con le mani per non urlare, serrò gli occhi, ranicchiandosi sotto il sedile e pregò, pregò che fosse solo un sogno, ma un rumore forte e ripetuto contro il finestrino la terrorizzò: delle urla orribili venivano da fuori e qualcuno continuava a battere contro il vetro, tentando di aprire la porta, che però lei aveva appena chiuso a chiave. I colpi continuarono per un pezzo con insistenza. La bambina non sentiva voci umane, solo grida disperate ed era completamente incapace di muoversi.
    Qualcosa di molto grosso e veloce all'improvviso colpì il fianco della macchina dalla parte da cui venivano i colpi sul vetro, ribaltando l'auto su un fianco.
    Giulia urlò disperata mentre la macchia si rovesciava, ma nel frastuono nessuno sentì le sue urla.

    La luce cominciò a premere fioca da dietro le palpebre. La ragazzina singhiozzava disperata, chiamano i genitori con insistenza da almeno un'ora. I lampioni sembravano essersi riaccesi.
    La macchina era ancora rivoltata su un fianco.
    Giulia socchiuse gli occhi tremante e guardò sopra di sè, ossia verso l'altro fianco dell'auto e tirò un urlo disarticolato: una lunga manata di sangue aveva lasciato impressa la sagoma di una mano trascinata via poi con forza.
    Giulia annaspava in cerca d'aria, mentre gli occhiali le scivolavano lungo il naso sudato. Cosa doveva fare? Dove erano i suoi genitori? La domanda la colpì con la forza di un pugno, ma la ragazzina era troppo spaventata per muoversi, fissava tremante il finestrino sporco aspettandosi di vedere da un momento all'altro la sagoma mostruosa di prima.

    Non riuscendo a sopportare la tensione e la preoccupazione per i suoi genitori la bambina strisciò fino a girare la chiave per sbloccare le porte, poi lentamente si alzò in piedi, arrampicandosi fino ad aprire la porta, che fece resistenza ad aprirsi.
    La testa spaventata di Giulia si sporse appena fuori dall'abitacolo e subito si morse un labbro per non urlare di nuovo: la strada era sporca di sangue fresco e la borsa di sua madre giaceva in mezzo al parcheggio.
    Due lunghi lugubri segni di trascinamento segnavano rossi la strada e il sangue appariva ancora più spaventoso alla luce sinistra dei vecchi lampioni.
    I segni continuavano oltre la limitata isola di luce, perdendosi nelle tenebre di un bosco.

    Il bar non aveva riacceso le luci. Giulia si strinse nella giacca per il freddo. Una lieve nebbia si stava addensando intorno a lei. Con passi esitanti la bambina si avvicinò alla borsa, sperando contro l'evidenza che non fosse poi di sua madre... sussultò quando girandola vide il ricamo di drago che identificava chiaramente il proprietario della borsa.
    Tormentandosi le labbra la bambina girò disperata per il parcheggio, sussurrando il nome dei genitori, ma non rispondeva nessuno, anzi, c'era una calma davvero innaturale.
    Giunta al limite degli strascichi di sangue Giulia scoppiò di nuovo in lacrime, doveva trovare i suoi genitori! Non poteva farcela da sola...
    Asciugandosi gli occhi mosse le gambe malferme nel buio, lasciandosi alle spalle la stazione di servizio per entrare nel bosco buio, che sembrò inghiottirla.

    Il freddo continuava pungente ad aumentare. Ogni scricchiolio era spaventoso, ogni richiamo di qualche animale. Giulia si era persa, lo sapeva ma non voleva dirlo. Continuava a ripetersi di andare avanti e non pensarci. Il bosco era mal tenuto, il terreno pieno di rami vecchi che si spezzavano con uno schiocco se calpestati, molti alberi morti che pendevano pericolosi... Il buio era fitto e opprimente, Giulia davvero non sapeva che fare, aveva i vestiti e i capelli pieni di foglie morte e il fiatone formava nuvolette di condensa intorno alla sua testa.
    Più volte si trovò a brancolare nel buio più totale, appena rischiarato dal cellulare. Tendeva a stare dove c'erano meno alberi, ma non c'era un sentiero segnato... e il telefono era quasi scarico.

    Un rumore improvviso la spaventò più di quanto non fosse già. Si girò di scatto e scivolò, cadendo di schiena. Si rialzò impacciata e si mise a correre senza nemmeno vedere dove andasse, spostando i rami con le mani finchè non cadde di nuovo, questa volta in una radura.
    tremando come una foglia si raggomitolò in se stessa, coprendosi la testa con le mani. Un ticchettio insistente sembrò circondarla, come se un ratto stesse girando intorno a lei in cerchio.
    Ma non era un ratto.
    Allungando un piede indolenzito la ragazzina sentì una pozza d'acqua vicino e sè e spinta dal bisogno di vedere qualcosa di normale aprì gli occhi per specchiarsi e intinse un dito.
    Ma l'acqua era troppo scura e densa.
    Era rossa.
    Era sangue.
    Con un urlo la bambina si ritrasse, strofinando la mano sulla terra fredda e sporca per pulirla. Una nuvola si spostò in quel momento rivelando la radura per quello che era: una tana.
    Ossa bianche appartenenti a grossi animali giacevano a terra. Il terreno era umido per via della nebbia e del calore di carogne lasciate a putrefarsi... qua e là pozze di sangue riempivano gli avvallamenti del terreno. Il tanfo stranamente non c'era... era tutto troppo innaturale, troppo assurdo...
    Giulia si alzò in piedi e cercò di correre via, ma l'impermeabile bianco della madre all'improvviso risaltò sulle foglie e la pietrificò sul posto.
    La sagoma scura riapparve e ancora le sembrò un drago prima di mutare. Gli strascichi luccicanti che aveva addosso erano budella delle sue vittime, era coperto del loro sangue e gli artigli affilati ghermivano il terreno con forza.
    Il respiro pesante e lento aleggiava tutto intorno. Due occhi rossi spalancati, senza pupilla e grandi in modo sproporzionato si trovavano ai lati di un muso senza pelle, scorticato. due file di denti aguzzi e lunghi uscivano direttamente dalle gengive in vista.
    Giulia non riuscì a trattenersi e vomitò senza quasi accorgersene. il mostro si voltò, distraendosi solo ora dal suo macabro banchetto, e avanzò a passi veloci verso di lei.
    Non poteva scappare, e Giulia lo sapeva. Semplicemente chiuse gli occhi prima di gridare.



    Edited by .:(Hinata-Hyuga):. - 1/11/2011, 21:38
     
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  2. Ea_Pendragon
     
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    Un dubbio: la storia deve avere per protagonisti dei draghi? Oppure basta solo che compaia la parola, e che il soggetto sia libero? :)
     
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    basta che la parola compaia tre volte, la storia non ha limtii alla vostra fantasia, può essere ambientata nel presente o nel passato, nella realtà o nel fantasy.

    Quello che volete ^^
     
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    Ecco la mia.

    Halloween, la festa dei morti, di coloro che dalla terra risorgono per camminare e mischiarsi ai comuni mortali. Eppure il timore e la paura non corrono negli animi delle nuove ere. I bambini si divertono con le loro maschere paurose di scheletri e mostri, le bimbe travestendosi da dolci fate colorate, una festa che di terrificante non ha niente. O almeno è quello che si crede. Joshua aveva dodici anni e come ogni halloween osservava dalla proprio finestra i bambini con i loro genitori e gli amichetti che correvano e ridevano di porta in porta chiedendo dolcetto o scherzetto. Lui invece rimaneva sempre da solo in quella grande casa con le vecchia zia Agatha. Nessun bambino si avvicinava mai alla loro casa a chiedere dolcetto o scherzetto. Ma come poteva biasimarli? Pure lui quando era bambino e ancora si permetteva il lusso di credere alle favole non voleva mai andare a casa della zia..quel luogo era in un certo qual modo inquietante e metteva non poca ansia in chiunque ci si avvicinasse. Era fatta in legno e pietra che il tempo aveva ormai mangiato..il vivo colore delle pareti si era spento in un cupo marrone..le assi del pavimento scricchiolavano inquietanti ad ogni passo..le finestre come occhi rabbiosi puntavano sul piccolo prato di alte erbacce che precedeva la casa..forse un tempo quel luogo era stato pieno di vita rigoglioso e carico di felicità..ma ora non più..”joshua!!” la voce gracchiante della zia ruppe il filo di pensieri che correva nella testa del bambino che subito si allontanò dalla finestra lasciando ondeggiare il tessuto della tenda “arrivo zia” la voce fremeva..non gli piacva fare arrabbiare la zia..c’era in lei qualcosa di strano..di cattivo..La mamma gli aveva sempre detto che era meglio lasciarla tranquilla, che alla morte del marito aveva perso qualche rotella. Eppure gli assistenti sociali l’avevano portato da lei. Erano ormai due anni che ci viveva insieme. Ed eccolo che ora correva a piedi scalzi per il lungo corridoio del piano superiore, perché senza scarpe? Alla zia non piaceva lo scricchiolio causato dai suoi passi e il ticchettio delle scarpe..eccolo ora arrivare alla rampa delle scale e fermarsi..li vicino contro la parete torreggiava un vecchio comodino in legno scuro con un enorme specchio..gli era sempre piaciuto per quel disegno che circondava la superfice riflettente. Un grosso drago con le ali chiuse che dormiva “come ti invidio” sussurro il giovane distogliendo lo sguardo per guardare il proprio riflesso nello specchio. Corti capelli neri, un viso scarno leggermente allungato, due occhi verdi..un nasino leggermente all’insù ed una spruzzata di lentiggini attorno alle guance..indosso una camicia troppo grande che rendeva ancora più minuto il corpo già esile. Gambe lunghe in un paio di pantaloni di tela da ginnastica troppo lunghi che gli nascondono i piedi..”faccio pena” mormorò tra se il ragazzo “JOSHUA!!! Dove sei!!” la voce alterata della zia..così simile al ringhiare di un predatore…come quel leone che tanti anni prima aveva visto allo zoo “cavolo” ed eccolo voltarsi verso le scale. Un passo e si ferma…qualcosa si è mosso alle sue spalle, gli occhi spalancati mentre si volta con i pugni scuri verso la specchiera..il suo volto impaurito ma..niente..non c’è nulla di strano..uno zampettare veloce rivela come un topolino fugga nella sua tana..una risata nervosa gli sfugge dalle labbra “ e io che pensavo ti fossi mosso” verso la dormiente figura lavorata nel legno..ed eccolo ora avviarsi con passi rapidi giù per la scala..ignaro che alle sue spalle due occhi rettilini..gli occhi del piccolo drago fossero aperti e lo osservavano.
    Corse giù inciampando nell’ultimo gradino per colpa dei lunghi pantaloni..una sottile imprecazione sfuggì dalle sue labbra mentre tirava i pantaloni nel tentativo di accorciarli..vecchi quadri intanto lo circondavano ricoperti di polvere..corse ancora per un piccolo tratto prima di raggiungere la grande sala..”eccomi zia” il tono trafelato e affaticato mentre lo sguardo vagava rapidamente nel luogo..se lo immaginava addobbato a festa..con tante candele accese, gente che brindava e invece era un immenso salone morto..un tavolo con impilati mucchi di libri, vecchi giornali e cianfrusaglie varie stava sul lato destro della stanza insieme a vecchie sedie la cui imbottitura fuoriusciva da lunghi tagli. Più in la un grosso camino spento, pieno di cenere, su di esso la grossa testa impagliata di un cervo, le corna dell’animale adornate da intricate tele di ragno, un grosso strano tappeto allargato sul pavimento..il tessuto non lo aveva mai capito..formato da piccole e numerose scaglie come quello dei serpenti..ma troppo grande per essere di un animale del genere..ogni volta che per sboglio lo toccava la zia gli tirava sempre uno schiaffone e gli urlava contro improperi in russo..o quello che lui credeva tale. Attorno a questo un lungo divano in tessuto, che probabilmente dai residui di colore era stato rosso e più in la due poltrone nello stesso stile, ormai tutti di un bordò maltrattato, con numerose macchie scure che la zia diceva causate dal vino. In ultimo insieme al raffinato lampadario a otto braccia contro una parete sostava un altro orologio a pendolo che contava ritmicamente il tempo che passava lento..sospirò il giovane avvicinandosi ad una delle poltrone dove una lunga mano ossuta e tremante batteva nervosa il tempo..in passo ancora avvicinandosi al tappeto “fermo li” la voce decisa della donna mentre lui abbassava lo sguardo..per un soffio o avrebbe toccato con i piedi quell’orrendo tappeto..inghiottì “che cosa ti serve zia?” verso la figura della donna che ora si alzava dalla poltrona..indossava un vestito sgualcito e rovinato a pois bianchi..la pelle era cadente, come rinsecchita attorno al volto ossuto..i lunghi capelli grigi cadevano arruffati lungo la schiena privi qua e la di alcune ciocche..era invecchiata così tanto, se la ricordava da bambino, con il viso pieno, le guance rosee con i pomi arrossati dal freddo un sorriso bonario sulle labbra..i lunghi e ben tenuti capelli biondi, sembrava un angelo o così l’aveva vista nei primi anni poi dopo la morte del marito e la presunta pazie are cambiata..diventata isterica, cattiva..aveva trascurato la casa e se stessa..divenento quella specie di mummia vivente che aveva davanti..gli si accapponò la pelle..non gli piaceva più la zia..gli metteva inquietudine “ vai a preparare la cena..e vattene in camera tua! E non ci uscire fino a domani!” ogni anno la stessa storia..preparare la zuppa di zucca, preparare il tavolo alla zia..rubare un pezzo di pane e salire in camera per venirvi chiuso dentro..ma quest’anno sarebbe stato diverso..” va bene” senza dire nient’altro girando su se stesso per andare nella grossa cucina..almeno quella parte della casa era pulita..e chi mai avrebbe detto che un ragazzino di appena dodici anni e per giunta maschio sapesse già cucinare come un adulto. Tirò su le maniche della vecchia camicia e si mise all’opera…prese la zucca..la pulì per bene…tolse i semi e la parte esterna..la tagliò a cubetti e la buttò nella pentola mangiucchiando a sbaffo un po’ della stessa insieme a del vecchio pane e un bicchiere di latte. Doveva accontentarsi..sistemò a modo il tavolo, una bella tovaglia bianca, un candelabro con le candele accese,alla zia non piaceva la luce artificiale, posate in argento, un bicchiere di vetro..vino e un piatto in porcellana..era tutto a posto e come previsto la zia era già sulla porta che lo fissava con quei suoi occhi azzurri scavati nel volto..non disse nulla mentre spostava la sedia e si accomodava..lui doveva fare tutto ovviamente..prese il piatto della zia, si avvicinò alla pentola e con un mestolo vi versò la zuppa…niente di strano..tutto normale mentre ci sistemava sopra qualche crostino di pane e lo portava alal zia “…posso” un sussurro appena udibile “ vattene in camera tua” no..avrebbe passato hallooween di nuovo da solo..sospirò e con passo poco convinto riprese a salire le scale verso la sua camera…la specchiera sempre ferma li al suo posto a controllare come un guardiano le scale, questa volta non guardò il drago lavorato, perso nei suoi pensieri mentre si avvicinava alla prima porta e ci entrava…quella era la sua stanza. Un letto singolo con delle pesanti coperte, le pareti pieni di poster di cantanti rock una pila di vecchi libri un blocco di appunti e un piccolo portatile che teneva ben nascosto alla zia..se lo avesse trovato..chissà che reazione poteva avere..lo prese sedendosi sul letto e lo accese..niente..nessuna e-mail..la linea che come al solito ballava..rubata da una casa vicina..accesso negato a face book, e alla maggior parte dei siti..era praticamente tagliato fuori dal mondo” cosa lo guardo a fare” mormorò mentre giocava a solitario per l’ennesima volta, aveva ormai battuto il proprio record un centinaio di volte..solo guardando le carte che uscivano sapeva già se la partita sarebbe finita o meno e come impostare ogni carta..in sostanza una noia mortale..sbuffò tenendo il pc sullo stomaco mentre si buttava indietro lungo disteso sul letto. Lo sguardo rivolto al soffitto prima di guardare verso il comodino, li un'unica foto solitaria..lui, sua madre, suo padre e la figura ridente di una bambina…un omicidio irrisolto avevano detto i poliziotti..da cui erano scampati soltanto lui e la zia…ricordava la loro bella casa in campagna..vicino a quell’immenso prato perfetto per giocare a calcio..eppure una notte tutto finì..eppure non riusciva ancora a ricordarsi come..alcuni dicevano che un orso era entrato in casa..e agitato aveva sterminato la famiglia..altri che era una banda di pazzi assassini..ma lui non lo sapeva…non ricordava nientaltro che quei volti un tempo sorridenti riversi a terra nel sangue. Suo padre riverso sulla schiena..sua madre pancia a terra…e poi la sua sorellina..la sua adorata sorellina uccisa nel proprio lettino..chiuse gli occhi e inghiottì posando la foto..chiuse il portatile e si infilò ancora vestito sotto le coperte…meglio dimenticare e dormire..

    ….
    “corri joshua..scappa…devi scappare”


    “svegliati…ti devi svegliare!”
    ….
    ….
    Freddo, sulla pelle, brividi che correvano sul corpo…il buio più totale…si mosse irrequieto nel letto…

    “scappa! Ti uciderà!”
    E fu allora che l’incubo terminò…quella voce spaurita che si infrangeva nell’istante in cui riapriva gli occhi con il fiatone…sudore freddo che scivolava lungo la fronte, il cuore con un uccellino in gabbia che batteva impazzito..si guardò attorno…silenzio…la sua stanza..il suo letto..i propri poster…tutto normale..anzi..quasi tutto..la foto dei suoi genitori a terra, il vetro e la cornice rovinati…doveva averla probabilmente colpita nel sonno. Una mano tremante che passa tra i capelli..profondi respiri per calmarsi e..uno scricchiolio..improvviso fuori dalla porta..il cuore che riprende a battere veloce mentre una luce tenue filtra da sotto la porta..prima di tornare ad allontanarsi..”ccalma calma era soltanto un incubo” cercando di rilassarsi un po’ con scarso succcesso
    -fuggi!-
    Una vocina nella sua testa..terrore di nuovo negli occhi mentre si guardava attorno..tutto era normale..che stesse impazzendo? O forse era uno stupido scherzo della zia? non lo sapeva..eppure scese dal letto. In punta di piedi si avvicinò alla porta e sfilò da una catenella al collo una chiave…ecco la sua arma segreta..questa volta non lo avrebbe rinchiuso in camera come gli altri anni..inserì la chiave nella toppa, si morse la lingua e girò piano, con cautela per fare il minor rumore possibile –clak- si..la porta era aperta…rimase fermo ad ascoltare per assicurarsi che tutto fosse normale prima di socchiuderla piano e spiare nel buoio..al piano di sotto il pendolo suonò..mezzanotte..”l’ora delle streghe” rise tra se il ragazzo per quella sciocca battuta mentre cauto in punta di piedi si avventurava per il corridoio..la luna scivolava dentro la casa da una delle vecchie finestre illuminando la polvere che ad ogni passo del giovane si alzava. Il raggio finiva in un punto preciso..a baciare quella specchiera che tanto piaceva al ragazzo..ma c’era qualcosa di diverso in essa..il drago che prima dormiva attorno allo specchio ora si trovava in una diversa posizione..era sveglio..le ali in legno aperta..le zampe sul vetro rigato, come se la creatura fosse scivolata sulla liscia superfice e avesse cercato di aggrapparsi..il piccolo puso aperto, contorto in un grido tremendo..” cosa..” sussurrò avvicinandosi alla specchiera, le dita allungate sfiorarono il drago..
    “SCAPPA!” l’urlo improvviso, un volto dall’altra parte della specchio ricoperto di sangue, le mani della donna contro la superfice che scivolavano lente, lo sguardo pieno di terrore ed il drago come d’incanto che prese vita volgendo il muso verso di lui e mordere la mano di Joshua “AHH!!” un urlo sfuggì dalle labbra, si allontanò rapido dallo scapecchio e da quella ragazza che dai pugni serrati e con lacrime di sangue scarlatto batteva contro la superfice dello speccio, ora divenuto come vetro “scappa devi fuggire fuggi!” urlava ma lo shock era troppo la paura tante mentre un piede di joshua finiva in fallo, mancò lo scalino e in un attimo il mondo si confuse, il soffitto divenne pavimento e il pavimento cielo, gli spigoli della scala che si piantavano nel pianci la testa che batteva fino a che tutto tornò fermo…solo le continue grida della donna nell specchio rivelò al giovane che non era affatto così..si tirò su a fatica con le braccia mentre un rivolo di sangue gli scivolava dalla nuca fino a terra..volse lo sguardo lassù sulla scala e la vide..sua zia..no quella cosa non aveva niente a che fare con la Zia che aveva conosciuto..aveva le braccia allargate..le mani ossute artigliate, i lunghi capelli attorno al viso..la bocca aperta a rivelare una fila di aguzzi denti e un rivolo di saliva a scivolare giù per il mento..gli occhi vacui completamente bianchi..urlò di nuovo il bambino correndo verso la porta di casa..cercò di aprirla senza riuscirci..
    “joooshuuuaa…”
    La voce gracchiante della donna che pronunciava il suo nome gli mise i brividi
    “come sssiamo buoni joooshua”
    -scappa!!-
    L’ennesima incitazione prima che una mano, quella della creatura si infrangesse contro la specchiera..il vetro che cadde in frantumi a terra mentre dalle schegge ne usciva sangue..
    “sal…vati”
    Le ultime parole provenienti da quella donna che l’aveva messo in guardia…mentre il suo riflesso a terra svaniva nel sangue..l’odore ferrato si mischiava ora a quello putrido della donna…era tutto così surreale..così impossibile..questo gli diceva la mente del ragazzo eppure il suo corpo reagiva alla situazione, corse lontano dalla porta d’ingresso ormai chiusa e si lanciò verso la sala…la strega fu però lesta, un balzo..e atterrò al fondo delle scale, un istante e fu alla sala..Joshua spinse i libri impilati contro la strega che con un gesto della mano artigliata evitò di farsi colpire..cosa poteva fare? Dove poteva scappare? Domande su domande che si affollavano nella sua mente rapidamente, girando attorno al grosso tavolo seguito dalla strega. La porta sul retro! Quella della cucina..non veniva mai chiusa..la zia la lasciava sempre aperta! Era la sua unica via di fuga ne era cosciente, e senza perdere tempo si getto di corsa per la casa..la testa che pulsava…la creatura alle proprie spalle che gli si lanciava contro…gli artigli che affondavano nella schiena e ne spillavano strisce rosse di sangue…quanta altra gente era finita tra le mani di quella creatura? Per quanto tempo sua zia non esisteva più? Non lo sapeva mentre la figura del drago di legno sulla specchiera spalancava le ali e gli soffiava contro dall’alto delle scale..lui teneva il conto delle vittime se ne rese conto..era lui a sceglierle quel piccolo esserino di legno..ma la paura era troppa per risalire le scale e ucciderlo…era troppo forte..e corse..corse con tutto il fiato in gola fino alla cucina..buttò a terra delle pentole, piatti, ciò che riusciva a raggiungere in modo da rallentare il mostro ma..era troppo veloce..ogni tentativo era vano…eppure la raggiunse..la porta davanti a lui..la mano tremante e sporca di sangue che si chiudeva sul pomo “apriti ti prego ti prego apriti” la voce terrorizzata che fuggiva dalle tremanti labbra del ragazzo, un istante ancora e la porta di aprì..spalancandosi sul giardino esterno, l’aria fresca sulla pelle “ ce lo fatta!” esultante mentre si lanciava fuori dalla casa….
    ….
    Una mano artigliata sulla spalla, un urlo di dolore e terrore. Lo sbattere di una porta nella notte mentre sangue scivolava sotto di essa fino a tingere con il proprio colore l’erba del pratota, della salvezza.

    Non si sa nulla di quel bambino nella grande casa all’angolo della sant street..nessuo a più sentito parlare di lui, alcuni dicono che la, dalla finestra da cui guardava il mondo si veda ora una giovane donna dai lunghi capelli biondi e un dolce sorriso sulle labbra che accarezza dolcemente un gatto dagli strani occhi gialli….


    Edited by .:(Hinata-Hyuga):. - 30/10/2011, 17:06
     
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    Ecco la mia... non so se faccia paura o meno, a me non piacciono molto gli horror...


    La rovinata e consunta linea bianca della strada scorreva veloce, sempre uguale e monotona sotto gli occhi annoiati di Giulia.
    Erano diverse ore che era in macchina, il trasloco sembrava non più finire, così come il litigio con sua madre.
    La ragazza non voleva a 12 anni abbandonare tutte le sue conoscenze, tutto il suo mondo e i suoi amici, solo per un'offerta di lavoro e aveva scatenato un aspro conflitto con i genitori per non partire, ma ovviamente non sembrava aver avuto voce in capitolo.
    Sua madre si era così arrabbiata per le sue lamentele che da giorni non le rivolgeva la parola, trattandola come una bambina.
    Giulia mandò giù un'altra lacrima di rabbia e continuò a fissare corrucciata la strada scorrere sotto le ruote della macchina, portandola ogni secondo più lontana dalla sua migliore amica, dalla stradina dov'era cresciuta e pure dal ragazzo che aveva baciato appena una settimana prima. Per lei questo viaggio era tutta un'immensa cazzata. Non sarebbe potuta rimanere da sua nonna?
    Era ancora assorta in questi pensieri scontrosi quando la macchina si fermò per una sosta. D'inverno la sera scendeva presto e fuori era già buio da un'ora.
    -Non scendere dalla macchina Giulia, scendiamo a prendere un caffè all'autogrill. Vuoi qualcosa?
    -Sì, tornare indietro.
    -Lascia perdere, a quanto pare è ancora convinta di contare solo lei in questa famiglia!- sbottò la moglie incazzata. Scendendo la donna sbattè la porta con tale violenza che il marito la riprese a voce alta.
    I due iniziarono a litigare con veemenza sotto la fioca luce di un lampione.

    La stazione di servizio era deserta a parte la loro macchina e qualche striminzito lume. Alcuni erano rotti e mandavano una luce più bianca o più gialla, rendendo la stradina ancora più squallida di quanto non fosse.
    Giulia osservò stanca i genitori litigare. Erano giorni che si urlavano dietro, persino in macchina, con lei che cercava di ignorare tutto e tutti avevano litigato ininterrottamente e davvero la ragazza era contenta che fosse già sera, tra non molto si sarebbero fermati in un albergo per la notte.
    Anche se chiudeva gli occhi la luce fastidiosa fuori dalla strada le impediva di dormire. Infastidita tornò a guardare la strada, i suoi genitori stavano per entrare nel piccolo e sporco bar. All'improvviso vedendo le chiavi nella toppa della macchina le venne un'idea geniale: sua madre e suo padre non l'ascoltavano? Benissimo, non li avrebbe ascoltati nemmeno lei.
    Afferrò con la rabbia e risentimento le chiavi e si chiuse dentro in macchina, con il chiaro intento di non aprire quando i suoi genitori sarebbero tornati, se non dopo delle chiare scuse da parte loro.

    Ma aveva appena girato le chiavi nella toppa quando tutti i lampioni della stradina si spensero con un sottile ronzio.
    La strada piombò nell'oscurità più totale, anche dal bar non veniva alcuna luce.
    Giulia ansimò forte, trattenendo un sussulto di sorpresa e si rifugiò dietro al sedile del guidatore, cercando conforto nella pallida luce della luna, unico bagliore rimasto, che splendeva oltre il finestrino.
    -mamma...? sussurrò spaventata -papà?...
    Gli occhi spalancati nel buio erano terrorizzati, le mani stringevano tremanti la giacca: non sarebbe più stata arrabbiata, ma se era uno scherzo doveva finire!
    Una sagoma scura attraversò fulminea il disco lunare. Aveva delle sembianze mostruose, simili a quelle di un drago ma più affilate e dalle sue appendici pendevano lunghi strascichi luccicanti.
    Un respiro pesante, profondo, proveniva da quella sagoma. Lentamente, sotto gli occhi inorriditi della ragazza, la creatura rimpicciolì fino a prendere dimensioni umane, ma non lo era: alto due metri, di un nero cupo e coperto di spine e di qualcosa che luccicava al bagliore della luna. La bestia tirò indietro la testa e ruggì con un suono spaventoso, che le gelò il sangue nelle vene con i suoi toni striduli e graffianti, che gelavano il cuore come una lama di ghiaccio.
    Giulia si coprì la bocca con le mani per non urlare, serrò gli occhi, ranicchiandosi sotto il sedile e pregò, pregò che fosse solo un sogno, ma un rumore forte e ripetuto contro il finestrino la terrorizzò: delle urla orribili venivano da fuori e qualcuno continuava a battere contro il vetro, tentando di aprire la porta, che però lei aveva appena chiuso a chiave. I colpi continuarono per un pezzo con insistenza. La bambina non sentiva voci umane, solo grida disperate ed era completamente incapace di muoversi.
    Qualcosa di molto grosso e veloce all'improvviso colpì il fianco della macchina dalla parte da cui venivano i colpi sul vetro, ribaltando l'auto su un fianco.
    Giulia urlò disperata mentre la macchia si rovesciava, ma nel frastuono nessuno sentì le sue urla.

    La luce cominciò a premere fioca da dietro le palpebre. La ragazzina singhiozzava disperata, chiamano i genitori con insistenza da almeno un'ora. I lampioni sembravano essersi riaccesi.
    La macchina era ancora rivoltata su un fianco.
    Giulia socchiuse gli occhi tremante e guardò sopra di sè, ossia verso l'altro fianco dell'auto e tirò un urlo disarticolato: una lunga manata di sangue aveva lasciato impressa la sagoma di una mano trascinata via poi con forza.
    Giulia annaspava in cerca d'aria, mentre gli occhiali le scivolavano lungo il naso sudato. Cosa doveva fare? Dove erano i suoi genitori? La domanda la colpì con la forza di un pugno, ma la ragazzina era troppo spaventata per muoversi, fissava tremante il finestrino sporco aspettandosi di vedere da un momento all'altro la sagoma mostruosa di prima.

    Non riuscendo a sopportare la tensione e la preoccupazione per i suoi genitori la bambina strisciò fino a girare la chiave per sbloccare le porte, poi lentamente si alzò in piedi, arrampicandosi fino ad aprire la porta, che fece resistenza ad aprirsi.
    La testa spaventata di Giulia si sporse appena fuori dall'abitacolo e subito si morse un labbro per non urlare di nuovo: la strada era sporca di sangue fresco e la borsa di sua madre giaceva in mezzo al parcheggio.
    Due lunghi lugubri segni di trascinamento segnavano rossi la strada e il sangue appariva ancora più spaventoso alla luce sinistra dei vecchi lampioni.
    I segni continuavano oltre la limitata isola di luce, perdendosi nelle tenebre di un bosco.

    Il bar non aveva riacceso le luci. Giulia si strinse nella giacca per il freddo. Una lieve nebbia si stava addensando intorno a lei. Con passi esitanti la bambina si avvicinò alla borsa, sperando contro l'evidenza che non fosse poi di sua madre... sussultò quando girandola vide il ricamo di drago che identificava chiaramente il proprietario della borsa.
    Tormentandosi le labbra la bambina girò disperata per il parcheggio, sussurrando il nome dei genitori, ma non rispondeva nessuno, anzi, c'era una calma davvero innaturale.
    Giunta al limite degli strascichi di sangue Giulia scoppiò di nuovo in lacrime, doveva trovare i suoi genitori! Non poteva farcela da sola...
    Asciugandosi gli occhi mosse le gambe malferme nel buio, lasciandosi alle spalle la stazione di servizio per entrare nel bosco buio, che sembrò inghiottirla.

    Il freddo continuava pungente ad aumentare. Ogni scricchiolio era spaventoso, ogni richiamo di qualche animale. Giulia si era persa, lo sapeva ma non voleva dirlo. Continuava a ripetersi di andare avanti e non pensarci. Il bosco era mal tenuto, il terreno pieno di rami vecchi che si spezzavano con uno schiocco se calpestati, molti alberi morti che pendevano pericolosi... Il buio era fitto e opprimente, Giulia davvero non sapeva che fare, aveva i vestiti e i capelli pieni di foglie morte e il fiatone formava nuvolette di condensa intorno alla sua testa.
    Più volte si trovò a brancolare nel buio più totale, appena rischiarato dal cellulare. Tendeva a stare dove c'erano meno alberi, ma non c'era un sentiero segnato... e il telefono era quasi scarico.

    Un rumore improvviso la spaventò più di quanto non fosse già. Si girò di scatto e scivolò, cadendo di schiena. Si rialzò impacciata e si mise a correre senza nemmeno vedere dove andasse, spostando i rami con le mani finchè non cadde di nuovo, questa volta in una radura.
    tremando come una foglia si raggomitolò in se stessa, coprendosi la testa con le mani. Un ticchettio insistente sembrò circondarla, come se un ratto stesse girando intorno a lei in cerchio.
    Ma non era un ratto.
    Allungando un piede indolenzito la ragazzina sentì una pozza d'acqua vicino e sè e spinta dal bisogno di vedere qualcosa di normale aprì gli occhi per specchiarsi e intinse un dito.
    Ma l'acqua era troppo scura e densa.
    Era rossa.
    Era sangue.
    Con un urlo la bambina si ritrasse, strofinando la mano sulla terra fredda e sporca per pulirla. Una nuvola si spostò in quel momento rivelando la radura per quello che era: una tana.
    Ossa bianche appartenenti a grossi animali giacevano a terra. Il terreno era umido per via della nebbia e del calore di carogne lasciate a putrefarsi... qua e là pozze di sangue riempivano gli avvallamenti del terreno. Il tanfo stranamente non c'era... era tutto troppo innaturale, troppo assurdo...
    Giulia si alzò in piedi e cercò di correre via, ma l'impermeabile bianco della madre all'improvviso risaltò sulle foglie e la pietrificò sul posto.
    La sagoma scura riapparve e ancora le sembrò un drago prima di mutare. Gli strascichi luccicanti che aveva addosso erano budella delle sue vittime, era coperto del loro sangue e gli artigli affilati ghermivano il terreno con forza.
    Il respiro pesante e lento aleggiava tutto intorno. Due occhi rossi spalancati, senza pupilla e grandi in modo sproporzionato si trovavano ai lati di un muso senza pelle, scorticato. due file di denti aguzzi e lunghi uscivano direttamente dalle gengive in vista.
    Giulia non riuscì a trattenersi e vomitò senza quasi accorgersene. il mostro si voltò, distraendosi solo ora dal suo macabro banchetto, e avanzò a passi veloci verso di lei.
    Non poteva scappare, e Giulia lo sapeva. Semplicemente chiuse gli occhi prima di gridare.

     
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    Scadenza fine novembre.

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    Finito il contest
    Abbiamo partecipato solo in due e scegliere non è stato difficile, il giudice è stato il mio ragazzo che è stato molto oggettivo (e paziente) e ha decretato Elynia Vardamir come vincitrice.

    L'utente vince un tinsel bronze con questa lineage

    partecipa anche tu al prossimo contest ;)

     
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    *.* grazie al tuo ragazzo per aver valutato le due storie..so che non faceva paura ma era la prima volta che provavo a scriver
     
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