Allenamento Vahlok

Tarrqor

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  1. Spyro17
     
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    Vahlok

    Quando finalmente la roccia si frantumò sotto l’ultimo colpo di coda, Vahlok provò molta soddisfazione in ciò che aveva appena fatto. Certo era ancora niente in confronto all’abilità di Tarrqor ma era un’enorme balzo in avanti per la viverna dei vulcani. Il mentore quindi proferì parola. Fino a quel momento Vahlok si era concentrato così tanto sullo svolgere il suo compito che si era totalmente dimenticato della presenza di lui. Vahlok si sentì ancor più soddisfatto nel sentir dire da Tarrqor che aveva agito bene nella sua intuizione di usare la coda di taglio. Tuttavia una frase del maestro lo lasciò con un dubbio che espresse subito:
    - Mi scusi maestro, ma se sono il suo primo allievo seragramma come può sapere che è la parte sopra della coda la nostra parte più forte? Ha incontrato altri della mia specie prima d’ora? –
    Nel dirlo un nuovo pensiero si fece largo nella mente del giovane: Che Tarrqor avesse conosciuto zio Wolfram? D’altro canto era stato proprio Wolfram a parlargli dell’esistenza del Thunder. Vahlok gli porse anche quest’ultima domanda mentre si avvicinavano ad un altro cumulo di rocce. Tarrqor lasciò in sospeso anche questa domanda come aveva lasciato correre le altre che gli aveva fatto prima riguardo al luogo in cui si trovavano. Invece di dare risposte aveva usato la sua mente per comunicare solo nuove istruzioni alla viverna.
    - Ecco, guarda come mi dò una spinta con tutto il corpo, tendendo i muscoli a partire dalla schiena e dalla zampa che mi regge maggiormente. Devi capire qual'è la tua parte dominante, se sei mancino o destrorso così da sapere su quale lato del tuo corpo riesci a sfruttare meglio la forza dei muscoli caudali.-
    Vahlok non potè che constatare che i muscoli del Thunder si tendevano in maniera molto evidente per sostenere il colpo che il maestro voleva eseguire. Solo ora che li osservava con attenzione aveva però notato quanto fossero possenti e quanto i fulmini che scorrevano sul suo corpo li facessero risaltare sulla pelle nerastra.
    “Sarò anche io così un giorno? Una muscolosa viverna pronta a spezzare come sabbia le ossa dei nemici tramite la mia forzutissima coda?” Si chiese Vahlok immaginandosi come un drago antico enorme. Accanto a lui muscoloso c’erano i membri della sua futura tribù. Immaginò di vedere accanto a se’ draghi della famiglia che aveva lasciato. Matgar accanto a lui con la testa poggiata sulla sua spalla destra. Sotto la sua muscolosa zampa una grande preda appena cacciata e al suo fianco sotto l’ala destra una ormai antica Flemmeth. Accanto a loro più distante un giovane Raegar e dietro di lui altri draghi non meglio identificati.
    “Vahl… cosa vai a pensare?!” si redarguì “Tua madre è morta e Flemmeth come tua compagna? Ma dai, sii serio”
    -Ovviamente tutto ciò irrigidirà la tua coda, si creeranno dei calli di protezione e non avrai più la coda liscia di un cucciolo ma porterai le tue cicatrici come segno della tua maturità, ed è giusto così: bisogna fortificarsi non solo nello spirito ma anche nel corpo.-
    Nel suo sogno ad occhi aperti Vahlok si era perso la frase di Tarrqor che si stava nuovamente muovendo verso le prima rocce. Vahlok si affrettò a raggiungerlo.
    -Riprova ora, ma solo dopo aver capito su quale zampa fai maggiore affidamento, prova a saltare in modo brusco e vedere quale lato del corpo istintivamente usi per atterrare, inconsciamente il tuo corpo conosce già la risposta a questa domanda.-
    Vahlok fece un balzo in avanti anticipando di poco il maestro. Cerco di porre la sua attenzione nel sentire coscientemente col tatto quale fosse la zampa che per ultima lasciava il terreno e che per prima lo toccava. Fece diverse prove a balzi in quanto gli pareva di partire e atterrare sia con la destra che con la sinistra. Era possibile essere ambidestri? Certo si sentiva più stabile con la destra così come sentiva di atterrare con maggiore sicurezza eppure gli capitava anche di atterrare tranquillamente con la sinistra. Mentre Vahlok balzava a destra e sinistra come un cucciolo che insegue un topo Tarrqor stava svolgendo il suo lavoro da guardiano: la sua attenzione era rivolta altrove occhi e orecchie pronti a cogliere il minimo movimento non previsto. Annusò l’aria. Dato il suo atteggiamento pensò Vahlok la situazione doveva essere tranquilla. Il Thunder poi aprì le sue enormi ali. Almeno tre, forse quattro Vahlok sarebbero serviti per emulare quella capacità alare. Ali così enormi potevano solo portare una grande forza e questo spiegava anche come mai il drago nonostante avesse fatto un viaggio più lungo fosse arrivato prima.
    Anche lui avrebbe avuto ali così grandi? Gli sembrava impossibile dato che insieme alle ali avrebbe avuto anche lunghissimi arti anteriori. Braccia e ali erano la stessa cosa per le viverne. Però delle ali così grandi potevano bastare per coprire e tenere al caldo tutti i cuccioli del suo clan e avrebbero anche potuto…
    “Vahl basta! Ora di allenarsi” si rimproverò avvicinandosi alle rocce.
    Tentò di imitare il maestro tendendo prima i muscoli della parte bassa della schiena, poi quelli della zampa posteriore destra. Spostò il bacino verso sinistra e la coda spostandosi anch’essa venne portata quasi fin accanto all’ala sinistra. Inclinò la coda di taglio, regolò la mira e come una molla caricata Vahlok rilasciò tutta l’energia che aveva accumulato con quei gesti lenti e precisi. La coda lanciata verso l’obbiettivo ruppe di netto la prima roccia spaccandola in diversi frammenti. Proseguì subito dopo verso la seconda che anche se con più difficoltà fu tagliata in due parti più o meno uguali. La coda poi passò ad incontrare la terza roccia contro la quale si schiantò creando una crepa abbastanza ramificata che però non bastò a far cadere la roccia su se stessa.
    Solo due rocce rotte su cinque… era un passo avanti rispetto a prima ma ancora non andava bene. Serviva più forza… e calli più grossi. Vahlok portò alla bocca la coda dolorante cercando di soffiarci su aria per diminuire il bruciore che provava. Il dolore pulsava a ritmo del suo cuore mentre leccava la coda che da marrone e nera stava assumendo tinte violacee.
    Male, male, male ripeteva nella sua mente come a sperare che sua madre Matgar lo sentisse, proprio come da cucciolo sulla sua isoletta vulcanica. Matgar era una mamma adorabile, era sempre nelle vicinanze quando lui aveva bisogno di lei. Quando si faceva male lo prendeva in braccio ponendolo accanto al suo pelo sul petto per tenerlo al caldo mentre lo tranquillizzava con dei sommessi gorgoglii provenienti dalla gola. Che bei tempi…



     
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