Allenamento Vahlok

Tarrqor

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  1. Spyro17
     
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    Vahlok

    I giorni in quel noioso paesaggio desertico erano tutti uguali eppure passavano molto rapidamente. Alzarsi, allenarsi, cacciare mangiare bere, allenarsi e dormire era divenuta la routine di tutti i giorni. Eppure l’allenamento stava dando i suoi frutti. La coda non doleva più come all’inizio, anche grazie alle proprietà curative del terreno su cui riposava, ed era ora dotata di muscoli ben allenati pronti a spaccare qualsiasi cosa gli si parasse davanti. Gli unici momenti che deviavano la routine erano quelli in cui Tarrqor passava al giovane seragramma le sue conoscenze. Gli parlò dei Gigginut, scarafaggi enormi grossi come cani che vivevano in termitai di argilla. Avevano una buona carne una volta che la si riusciva a separare dal durissimo carapace. Un giorno gli mostrò i Swizernager, creature che vagamente assomigliavano ai tentacoli dei polipi e amano il buio. Temono la luce del sole e sono letali. Vahlok uscì totalmente shockato dal quell’incontro: evitò le ombre come la morte, rimase il più possibile vicino a Tarrqor evitando però anche la sua ombra o di fargli ombra e quella notte si rannicchiò accanto a lui con la testa e la coda nascoste sotto le ali.
    “Di notte sono tutte ombre… Loro potrebbero essere qui in questo momento… “
    Tremò tutta la notte, dormì poco o niente turbato com’era. Il giorno seguente Tarrqor notò l’improvviso calo delle forze dell’allievo e l’aumentare della sua disattenzione mentre le sue palpebre facevano ciò che volevano cadendo a ripetizione sugli occhi. Tarrqor chiese infine all’allievo cosa lo turbasse rassicurandolo che gli Swizernager non potevano raggiungerli di notte.
    Quella notte Vahlok dormì sonni tranquilli, ma poco prima di doversi alzare fece uno strano sogno:
    Si vide, come attraverso gli occhi di un condor che sorvolava il deserto, mentre si allenava con Tarrqor. Attorno a loro c’era questa enorme circonferenza magica che segnava il perimetro dell’area in cui si stavano allenando. Chi era fuori di essa non poteva vedere chi vi stava dentro così come non poteva vederne il paesaggio all’interno. Al di fuori del cerchio si erano accalcati decine e decine di draghi di razze diverse, come quelli che Vahlok aveva visto nel ricordi di Tarrqor. Questi draghi stavano cercando in lungo e in largo il loro magistro e guardiano. Lo chiamavano a gran voce, ma non riuscivano a trovarlo. Erano sconvolti da qualcosa avevano bisogno di lui, ma lui non c’era.
    Il giorno dopo Vahlok decise di porre una domanda al suo maestro.
    - Uno strano sogno ha turbato il mio sonno, maestro. Tutti i draghi del deserto sanno di questo posto? Se avessero bisogno di aiuto, ora, saprebbero trovarti? – Chiese inviandogli le immagini del sogno che aveva fatto.
    Ne discussero mentre camminavano fianco a fianco per raggiungere un altro posto scoperto da Tarrqor. Arrivati sul luogo Vahlok potè notare una zona argillosa.
    - Oggi ci alleneremo con dei bersagli mobili e non più delle pietre. Vedi quella specie di enorme formicaio di argilla che potrebbe sgretolarsi facilmente? Ecco, è un nido di Gigginut. Ce ne saranno a decine là dentro e se rompi il nido sciamano fuori come api impazzite ma non attaccano, semplicemente scappano. Procuriamoci carne per la prossima intera settimana! A te l'onore. Cerca di colpirne il più possibile ma usando poche spazzate di coda.-
    Vahlok studiò per un po’ il nido per imprimere nella sua mente come era fatto così da poterlo riconoscere tra gli altri.
    Si preparò per sferrare il colpo di coda, ma si fermò in quella posizione di tensione. Non aveva senso spazzare di coda la cima della montagnetta di argilla; bastava una semplice zampata per distruggerla.
    Sempre rimanendo in tensione allungò la zampa anteriore destra e scostò la cima della montagna, leggermente giusto per rivelare il buco d’uscita e d’entrata nella casa dei Gigginut. Una volta che il buco fu aperto ne vide sciamare fuori agitati diversi, tutti spaventati per il radicale cambiamento della loro casa. Solo allora Vahlok lasciò partire il colpo di coda. Non li colpì tutti, qualcuno era andato troppo a sinistra per poterlo colpire con la coda, ma una zampata bastava per bloccarli a terra. Schiacciò col suo peso quelli che gli erano sfuggiti al primo attacco mente dal nido iniziò a sciamare fuori la seconda ondata. Vahlok dopo il primo colpo di coda non aveva ritirato la coda di nuovo nella posizione di inizio, anzi l’aveva tirata ancora di più nella direzione opposta in modo da sparare un colpo di coda nella direzione opposta. Ripeté l’operazione ancora. Colpo di coda, schiaccia quelli che riesci a prendere dalla posizione in cui sei e fulmina col soffio quelli che tentano di sfuggire, colpisci, schiaccia e fulmina.
     
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