[Role speciale] Il viaggio dimenticato

• Mijix •
"Scuoti i funghi..." la voce rimbombava sorda nella mia testa "Con quelli ti puoi curare.." forse era la mia. La voce del mio pensiero.
Ora ricordavo. La caverna... il mutaforma... il dolore delle mie ferite, la nausea e le zampe che mi tremano e diventano fredde. Poi un senso di pensantezza e di vuoto seguito da uno stato di leggerezza e da un tunnel buio e bluastro. E dunque era così che finiva. Ero morto. La mia avventura era già terminata. E io, ora? Sognavo? La mia coscienza forse si era staccata dal corpo? Dove mi trovavo? La pioggia, le nuvole e la battaglia, tutto sparito. Ora fuori c'era il sole. Fuori? Fuori dove? Aprii meglio gli occhi e nonappena questi si abituarono alla luce quasi abbagliante che c'era oltre quel tunnel osservai quel luogo. Le mie zampe posavano sulla sabbia. Sì, sabbia: ero a casa. Allora ero davvero morto, se mi trovavo nel luogo migliore al mondo. Davanti a me una grande caverna di roccia. Enorme. Non ricordo nulla di simile nel mio deserto... pensai incuriosito e ancora frastornato. Rimasi lì, fermo, con le zampe piantate nella sabbia ad odorare l'aria di casa. Ma non era aria familiare... aveva un odore strano. Pungente. Salato. Fresco. Non avevo mai percepito nulla di simile. Anche il sole era diverso dal sole battente e caldo del deserto. Un certo senso di ansia iniziava a crescere in me, forse dovuto al luogo sconosciuto. Il tunnel! Pensai. Dovevo tornare indietro. Quel posto non mi piceva. Non potevo essere morto. Non così. Non così. Mi voltai e iniziai a correre, pochi balzi, forse due o tre metri e mi bloccai, terrorizzato da ciò che avevo davanti: acqua. Ma non l'acqua insistente e innoqua della pioggia o quella calma di una pozzanghera, no, questa era diversa. Tanta, troppa, vastissima. Un'enorme valle di acqua, un lago gigantesco che si estendeva oltre l'orizzonte, tanto che non riuscivo a vederne la fine. Quella vista spaventosa mi fece girare la testa e tremare le zampe. Una sensazione molto simile a quella che mi aveva accompagnato all'inizio del tunnel. Come lampi, balenarono dalla mia mente quei remoti ricordi: il freddo e la rabbia del fiume che voleva inghiottirmi a tutti i costi. Il senso di oppressione e di prigione e di soffocamento che provai quando ci riuscì. Come un cucciolo impaurito da chissà quale creatura, come un codardo corsi invece dalla parte opposta, più velocemente possibile, verso la caverna di roccia che spuntava dalla sabbia. Solo quando fui abbastanza distante dal lago che percepii la presenza di altri esseri sulla spiaggia: animali, draghi, umani...
Quindi la mia situazione era questa: non sapevo che mi stava accadendo, non sapevo dov'ero, non sapevo che fare.