Seven Silver Scales

Che sarà mai questa lampada in mezzo a uova di drago? Sembra risplendere di luce propria … La raccolgo guardingo, ha un manico lavorato color argento, una forma affusolata. E’ scivolosa e lucida, sul lungo collo si apre un foro e il coperchio non vuole saperne di alzarsi, la stringo con forza, cercando di togliere la polvere che si è accumulata sul lato dove era appoggiata a terra e non faccio in tempo a scorgere delle iscrizioni che …


… tutt’attorno a me si sparge una massa enorme di fumo, quasi come una fitta nebbia, leggera ma al tempo stesso pesante. Sento un respiro. Lentamente la cortina si placa e dinanzi ai miei occhi si presenta uno spettacolo unico: un’enorme creatura dal corpo vitreo e possente, occhi profondi color cristallo, le sue ali così grandi ma delicate fluttuavano nell’aria e il suo “volto” emanava un senso di calma e saggezza: lo spirito di un drago.
Non mi rimangono parole, la mia bocca era asciutta, il mio corpo esitava … paura? No, meraviglia forse e profonda attrazione. Le fauci del gigante si spalancarono e iniziarono a proferir parole molto lentamente “Non aver paura giovane avventuriero, sono lo spirito terreno del passato Einjard, figlio di Reuwèn grande drago sovrano del Deserto dell’Ovest. Un gruppo di cacciatori draconiani tempi a dietro vennero a cercarmi, io fuggii e chiesi aiuto ad un vecchio mago che mi rinchiuse dentro alla lampada nelle tue mani, tutto questo per proteggermi. Lo stregone merì pochi giorni dopo e io rimasi imprigionato per secoli or sono. Grazie al tuo aiuto adesso sono “libero” di respirare un po’ d’aria e come ricompensa ti offro tre desideri, gestiscili come meglio credi”.
Rimango imbambolato per alcuni minuti senza dir nulla, la mia mente è vuota e continuo a fissare il vecchio drago che a sua volta riapre le fauci “Meno male che sono già morto, altrimenti lo sarei divenuto attenendo una tua risposta”. Scrollo la testa e rosso in viso inizio a comunicare con lui “Dovete perdonarmi, non assisto a questo genere di avvenimenti tutti i giorni e … wow sono ancora scosso”. La bocca del drago si apre in una grassa risata “Posso capirlo giovane esploratore”continua, “Ma che tipo di desideri potrei chiederle?” dico con un filo di voce, “Qualunque cosa” prosegue lui, “puoi aiutare persone a te care, divenire l’avventuriero più glorioso dell’intero cosmo, avere tutte le terre e le ricchezze che desideri … i miei immensi poteri sono a tua disposizione, ma solo tre richieste, nulla più nulla meno”.
Comincio a riflettere e all’improvviso noto nuovamente le uova che erano affiancate alla lampada “Perché quelle uova sono lì? A chi appartengono?”, il drago mi risponde senza indugio “Esse sono state portate qui dal vecchio mago, così sarebbero rimaste al sicuro da mani malvagie, non hanno più nessuno ormai … abbandonate a loro stesse e al tempo”. Sentite queste parole mi viene in mente il primo desiderio ma non faccio in tempo a parlare che subito mi sovviene un’altra domanda “Prima hai parlato di alcuni cacciatori che volevano catturati ma … perché? Insomma … -“ “Capisco la tua domanda” mi interrompe “I cacciatori girano su queste terre da generazioni e causano lo sterminio di molte specie … lo fanno per divertimento, alcuni per collezionismo o per dimostrare la loro forza e non si accorgono dei danni che provocano”. Capisco in un certo senso le sue parole, gli uomini causano danni gravissimi per colpa del loro egoismo … grazie al cielo non tutti sono così. “Ragazzo sto aspettando i tuoi desideri” non ancora convinto gli pongo un’altra domanda “Una volta espresse le mie richieste, cosa ti capiterà?”, il drago mi osserva stupito ma risponde “Niente di speciale, tornerò nella lampada e continuerò il mio sonno millenario in solitudine”.
A questo punto ho ben chiare le mie tre richieste “Einjard, ho pronti i miei desideri” “Ti ascolto giovane umano” mi dice. Fisso l’enorme spirito e dopo pochi secondi mi decido finalmente a rivelare le mie richieste “Desidero che tutte le uova trovino una casa con un padrone il quale le saprà amare e curare, proteggendole da ogni pericolo” il drago stupito annuì “Essia, cos’latro?”, proseguo “Desidero che queste terre non siano più minacciate dai cacciatori di draghi” il drago annuì una seconda volta “Va bene e l’ultimo desiderio?”, continuo “La mia ultima richiesta è la seguente: desidero rimanere qui al tuo finaco e difenderti da ogni minaccia” detto questo Eninjard sorrise “Così sia!”.
Una luce abbagliante mi inghiotte, ma non sono spaventato, sento un senso di … tranquillità. In un attimo tutto svanisce e si aggiungono altre incisioni sulla lampada: “Uniti nell’anima per sempre”.

Uno sbuffo uscì dal collo della lampada: avrebbe potuto essere normalissimo fumo, ma aveva una sfumatura arancione ed emetteva una luce dorata, inequivocabilmente magica; era una sostanza densa, ma al posto di annebbiarmi la vista rese chiaro e nitido ogni anfratto, ogni pagliuzza, ogni sfumatura nel nido di uova. La nuvoletta di vapore aureo si diffuse per tutta la caverna, illuminandola a giorno, dando alle pareti una strana luce uniforme e senza ombre. La lampada continuò a emettere fumo, finché non diventò talmente calda da ustionarmi quasi la pelle: eppure non potevo fare a meno di tenerla fra le mani bollenti, temendo che quell’attimo magico finisse nel momento in cui l’avrei poggiata a terra.
La lampada fece uscire un ultimo sbuffo, accompagnato da uno strano rumore che ricordava un colpo di tosse; smise riscaldarsi e nel giro di pochi secondi perse diversi gradi, dando un po’ di sollievo ai miei palmi arrossati. Senza più il sibilo del fumo che usciva calò il silenzio; perfino il mio cuore e il mio respiro non emettevano alcun suono dallo stupore. Temevo che tutto fosse finito, ma il vapore dorato era lì a rassicurarmi, fluttuando nella caverna sempre più velocemente al posto di dissolversi. Non ebbi il tempo di vedere altro, perché la lampada riprese a muoversi, questa volta con un tremolio: sentii un altro di quegli strani colpi di tosse, poi un filamento blu elettrico guizzò fuori, andando a sbattere sul mio naso. Lasciai cadere la lampada, che rimbalzò sulla pietra senza fare rumore, come se fosse stata imbottita di lana. Mi massaggiai il naso, guardando la scheggia blu che vorticava come una libellula fra le volute di fumo; dopo parecchie giravolte rallentò e andò a piazzarsi sulla mia testa. Sentii quello strano esserino zampettarmi sulla fronte, fino a che non mi ritrovai la sua testa davanti al mio occhio destro.
Era un drago; un drago piccolo, non più lungo di due spanne, con il corpo lungo e sinuoso come quello di un serpente, le squame di un blu intenso, occhi color brace, sul dorso una criniera nera come l’inchiostro. Non era proprio il drago grande e maestoso che sognavo di incontrare, ma i due occhi arancioni davanti a me erano vispi e intelligenti. Il draghetto rimase a lungo a contemplare la mia pupilla: non sembrava avere intenzioni ostili, ma avere una lucertola blu aggrappata alle mie sopracciglia e con il naso a un soffio dal mio occhio non mi faceva stare molto tranquilla, tuttavia non mi azzardavo ad allontanarlo. Avevo paura che potesse farmi del male con gli artigli minuscoli ma affilatissimi, ma mi incuriosiva quella creatura: sembrava che dietro i suoi occhi si celasse tutto il sapere del mondo, e mentre ci guardavamo non desideravo altro che svelarlo.
Alla fine parlò, ma quello che ci saremmo detti non avrei mai potuto immaginarlo.
- Anche tu sei una creatura dell'aria.
- Come scusa? - Strabuzzai gli occhi, sicura di non aver capito bene. I miei occhi? Che intendeva?
- L’aria.. sì, quando ero umano era anche il mio elemento. - Quando era umano? Quel rettile blu era umano una volta?
- Ma chi sei tu? -
- Dovresti saperlo, umana, sei stata tu a chiamarmi… io sono un Genio, in grado di esaudire tre dei tuoi desideri.
Per un momento pensai di sognare. Ero venuta in quella caverna a cercare uova di drago e avevo trovato qualcosa di ancor più prezioso e magico. Avrei voluto chiedergli tutto. Chi erano i geni, da dove venivano? Erano umani magici? Il drago sembrò leggermi nel pensiero.
- Sarebbero troppe le domande su noi Geni, e se vuoi potrò spiegarti tutto un giorno, se ci rincontreremo. Ora ti serve solo sapere che alcuni di noi scendono sulla Terra, nascondendosi in oggetti di uso comune, ma che ovviamente sono piuttosto speciali: vedi le iscrizioni sulla mia lampada? -
Raccolsi da terra l’oggetto argentato; sul ventre c’erano delle incisioni, delle rune incomprensibili.
- Ecco, quelle sono formule magiche. Proteggono la mia lampada ed evitano che finisca nelle mani sbagliate: se sei riuscita a trovarmi vuol dire che la tua anima è pura… chiedimi ciò che vuoi e io lo esaudirò. C’è una sola condizione però: non puoi chiedermi desideri che puoi esaudire tu stessa con le tue forze. Avanti. -
Mi fece l’occhiolino, incitandomi. Aveva pronunciato le ultime parole con tono solenne, che mi rese onorata di avere avuto una tale fortuna.
Non sapevo da dove iniziare: quante volte una persona ha desiderato di poter fare ciò che vuole, di poter far avverare le proprie speranze? Adesso che quell'occasione mi si era presentata ero indecisa e nessun pensiero venne in mio aiuto. Mi guardai intorno cercando una disperata intuizione... ma attorno a me c'erano solo rocce, paglia del nido, e uova. Uova. Un giorno si sarebbero schiuse, e un nuovo drago sarebbe venuto alla vita: ero venuta fin lì proprio per vederne uno, ma quanto mi sarebbe piaciuto poterlo vedere nascere, crescere, e magari diventare mio compagno... chissà, forse avrei anche potuto cavalcarlo.
- Genio io.. vorrei una di queste uova. - Dissi esitante. Forse il genio draghesco non avrebbe visto di buon occhio il furto di un uovo. -Vorrei vivere per sempre col drago che nascerà-
Il genio volò via dalla mia spalla e saettò fino alle uova; si sedette su un uovo ocra e azzurrino, guardandomi con gli occhi intelligenti. Non sembrava arrabbiato, anzi, era compiaciuto.
- E perchè non potresti prendere da sola una di queste uova? - La domanda mi spiazzò: chi altri se non un genio poteva darmi il permesso di impossessarmi di un uovo di drago? Ma forse, pensai, stava cercando di farmi capire qualcosa.
- Beh.. perchè non sono mie. - Ragionai.
- Eppure nulla ti impedisce di prenderne una e di portarla via. -
- Si, ma... forse per un cucciolo di drago è meglio stare coi suoi genitori, io non potrò mai insegnarli a cacciare o a volare. Tu non puoi aiutarmi, Genio? -
- No. Le uova puoi prenderle con le tue forze; la scelta di farlo o no spetta solo a te.
Mi sentii sciocca. Per quanto mi piacessero, non me la sentivo di sottrarre quei cuccioli alla natura e alla loro famiglia... meglio scegliere un desiderio che non coinvolga altri. Ma che cosa chiedere? -Allora desidero.. desidero.. uff desidero sapere cosa desiderare!- non sapevo cosa chiedere. Optai per un desiderio comune, patetico ed egoista -Desidero diventare ricca.- Il rettile, che nel frattempo si era cimentato in una complicata manovra per riuscire a togliere una foglia che si era incastrata tra le squame della sua coda, mi guardò. Anche se il suo viso non era in grado di contrarsi in un sorriso, giurerei di aver visto un ghigno dipingersi sul suo muso. -Mia cara ragazza, non posso darti il denaro che chiedi perchè sei in grado di procurartelo da sola, lavorando-. Ebbi l'impressione che la piccola lucertola blu mi stesse prendendo in giro.. -Non puoi esaudire neppure un desiderio così?- A quel punto il drago interruppe le sue pratiche di pulizia e si alzò sulle zampe posteriori. Io ne avevo abbastanza, mi sentivo raggirata e delusa, volevo soltanto tornarmene a casa. Poi all'improvviso compresi -Quello che vuoi farmi capire è.. è che devo credere in me, che posso ottenere ciò di cui ho bisogno solamente con le mie forze!-. Questa volta il sorriso del drago era evidente, spiegò le ali e in un attimo si appollaiò sulla mia spalla -Esattamente, e ora hai ottenuto il drago che tanto desideravi- dopo aver detto quelle parole mi morse al collo. Lo scacciai con energia e subito mi toccai la ferita. Mi sorpresi di non sentire sangue e corsi a specchiarmi nella pozza cristallina accanto a me, notai con sorpresa che al posto del morso ora c'era un marchio bianco. Mi girai verso il drago per chiedere spiegazioni o, in alternativa, per schiacciarlo, ma vidi che la piccola lucertola stava cambiando, stava crescendo. Raggiunse circa sei metri, poi mi si avvicinò. Tremavo come una foglia. Si accostò al mio orecchio e sussurrò parole tiepide - Ora andiamo, abbiamo molte avventure da vivere, insieme... e non volevi sapere qualcosa di più sui Geni? - Mi sorrise, ed io feci lo stesso. Iniziavo a immaginare che cosa sarebbe successo.